La sfiducia nella scuola fa la scuola cattiva.
Sono convinta di non essere l'unica insegnante ad amare la scuola e i ragazzi. Ma la scuola siamo noi, tutti noi: genitori, alunni, insegnanti.
Fate, facciamo agli insegnanti le domande giuste: "Mia figlia è timida? Come possiamo fare, insieme, per aiutarla?" "Ha preso un'insufficienza? Può coinvolgerla di più, parlarle, verificare il suo metodo di studio?".
Non vi accontentate dei numeri. Non vi preoccupate solo dei numeri. E del debitochenoncideverovinarelevacanze.
E non fate fare ai vostri figli mille attività integrative "perchè la scuola non basta": perderanno di vista le priorità, o, almeno, difficilmente lo studio sarà la loro priorità. Non serve imparare l'inglese dal secondo anno di vita, serve che quando studieranno inglese a scuola abbiano il tempo e la possibilità di lasciar sedimentare i contenuti, serve che abbiano imparato a comunicare, a costruire discorsi. Serve che abbiano cose da dire e da dirvi, anche in inglese.
Abituate i vostri figli ad entrare in relazione adulta con l'insegnante: insegnate loro come si chiede con educazione, come si manifesta rispettosamente la propria opinione, come si solleva un'obiezione, come ci si giustifica responsabilmente. Come ci si veste, a scuola.
Affidate i vostri figli a ciascun insegnante, che sia chiaro che chiedete loro di crescerli con voi, di renderli con voi adulti consapevoli, autonomi e realizzati.
Sono convinta che queste richieste siano in grado di spazzare via il disincanto di molti docenti e possano, più e prima di qualsiasi riforma, rendere davvero la scuola migliore.